Girando sul web ho trovato questo blog, l'ho letto e mi son detto eccone un altro tutta immagginazione;
E' passata qualche settimana e ci son tornato per prendere l'indirizzo per adottare a distanza, vi
chiederete perchè, beh mi è successa una situazione per la quale credo di avere vissuto, ricevuto il
"2pikke". Comunque voglio raccontarvela, così saprò se le storie qui pubblicate sono vere!
Sono un ragazzo di 24 anni, da 6 mesi è finita una storia importante che durava da 5 anni, ma non è
questo il motivo per cui sto scrivendo questa mail, circa 20 giorni fa ho conosciuto una ragazza di 28
anni, ha iniziato a venire nel posto in cui lavoro sempre con motivazioni diverse ed il suo comportamento non lasciava dubbi, veniva perchè le interessava qualcuno o io o qualche mio collega.
Osservandola attentamente notai che "civettava" volentieri con me ed un mio collega-amico, non per fare il grande, ma fisicamente "lui" non aveva alcuna chance, non perchè è brutto, anzi, ma è basso, pelato e con più di 30 anni! Ma a livello mentale è una potenza! Lo avvicinai e siccome so che non ha problemi di donne, gli confidai il mio interesse per Mia ( la chiamerò così per l'anonimato ), lui ci pensò un pò su, evidentemente una bottarella a Mia gliela avrebbe data volentieri, poi mi diede alcune dritte da usare con Mia per indurla a scegliere; Non ci crederete ma funzionarono! Mia scelse me, o meglio scelse ciò che il mio amico mi aveva detto di dirle, quindi un certo senso aveva scelto comunque lui. Ma chi se ne
fregava, la cosa importante è che saremmo usciti insieme, io e lei, io e Mia!
Iniziò un sogno meraviglioso, stupendo, vibrante, appassionate, gli unici protagonisti eravamo io e Mia vivevamo intensamente ogni attimo che condivivevamo, che risveglio amaro!
Una sera la incrociai ad un pub insiema ad un ragazzo, io son di vedute larghe e non diedi peso alla cosa ma non potei fare a meno di notare che anzichè abbracciarmi e baciarmi come faceva di solito, mi disse "Ciao". L'indomani mi confidai con il mio amico e lui non commentò, si limitò ad alzare il braccio col pugno chiuso aprendo solo l'indice ed il mignolo; io m'infervorai difendendo a spada tratta Mia, lui per nulla turbato e con la sua solita flemma inglese mi disse che per dimostrargli che si sbagliava bastava semplicemente chiedere a Mia.
Come un treno in corsa affrontai Mia chiedendole spiegazioni, Lei mi accusò di avere rovinato tutto con le mie pippe mentali ed egoiste, cosa avevo da lamentarmi? Con me era amore con quel ragazzo solo sesso!
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ciao..non so bene chi leggerà questa mia lettera, sto scrivendo perchè ho bisogno di sfogarmi e di
parlare con qualcuno di quello che mi succede visto che non mi riconosco più neanche io!
sono una ragazza di 18 anni..che sta attraversando una crisi, penso che sia una di quelle crisi che vengono a quasi tutti gli adolescenti!
quest' estate ho conosciuto 1 ragazzo che mi è venuto subito dietro ma io lo trattavo male!
neanche volevo provare a creare una storia tra di noi perchè la paura di soffrire per amore era più
grande di uscir fuori i miei sentimenti!
nel frattempo però uscivamo sempre insieme,con tutti gli amici!e poi abbiamo cominciato
ad uscire da soli!
e ogni volta ci scappava qualche bacio e quello che provavo x lui diventava sempre più grande!
arrivati ad agosto le cosa tra noi 2 andavano troppo bene!ci vedevamo quasi ogni giorno,
ci sentivamo x telefono in continuazione e se non lo vedevo per 1giorno sentivo la sua mancanza!
per ferragosto non siamo stati insieme!io con le mie compagne e lui con i suoi amici al concerto in piazza.
Poco prima della mezzanotte mi ha telefonato mentre c'era una delle canzoni che a me piacciono di più! all'improvviso lui ha incominciato ad essere distante senza un motivo, a metà settembre dopo un pò che non ci vedevamo mi sono decisa a dirgli quello che provavo, e lui mi ha risposto che era contento che finalmente mi ero decisa a mettermi con lui, ma adesso lui ci doveva pensare!
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Sono sempre stato un tipo orgoglioso, il tipico capo branco al quale bastano pochi minuti per far
propria una ragazza, eppure ero ancora vergine, cosa che mi guardavo bene dal dire agli altri miei amici,
tutti fidanzati da mesi e mesi che non provavano ormai neanche più gusto a farlo con la propria ragazza.
In Sicilia sono pochissime le ragazze che vanno a letto con un ragazzo dopo una sera, ed io ritenendomi eccessivamente soprastante alla razza femminile non le consideravo per più di due o tre ore, belle o brutte che fossero.
Un giorno di calda, caldissima estate in città arrivò una nuova ragazza, tutti i miei amici mi dicevano
che non la si poteva guardare negli occhi perché avrebbe fatto innamorare anche l’individuo più freddo.
Capelli bruni e mossi, occhi azzurri con un taglio mai visto prima, alta e longilinea, mani affusolate ed
una camminata degna solo di una pantera. Figuriamoci se mi facevo incantare da così poco, di ragazze belle ne avevo viste a flotte e nessuna era riuscita a sfuggirmi. Ironia della sorte Laura si inserì
nella nostra comitiva ma io e lei non ci scambiavamo più di un “ciao” di circostanza quando ci incontravamo, sapendo entrambi quello a cui l’altro mirava. Non ci consideravamo quasi mai,
ma lei, quasi a farlo apposta, ogni volta che provocava qualcuno si metteva vicino a me ed io stavo sempre attento alle parole che diceva, sicuro che al momento opportuno avrei saputo scagliargliele contro.
Giorno di scampagnata, andammo tutti a casa di Massimo, il mio migliore amico, con il quale dividevo la maggior parte delle mie avventure, Laura venne accanto a me mentre sorseggiavo una birra fresca dato il caldo asfissiante, mi osservò senza dire niente per almeno dieci minuti, naturalmente io mi ero accorto di quello che stava facendo ma facevo finta di niente scherzando e ridendo con le altre ochette della comitiva, stando bene attento a quello che dicevo o facevo in modo che lei non potesse usare la mia stessa “tattica”. Dopo quegli imbarazzanti e silenti dieci minuti lei mi chiese “che tipo sei tu?
Non mi consideri perché ti sono antipatica o perché vuoi fare breccia sulla mia attenzione”, ero riuscito
a farle fare la prima mossa, io risposi: “mi sei antipatica”, “posso sapere il perché” rispose lei con aria dubbiosa, “sei un’ ipocrita, razza che mi guardo bene dal frequentare”, si aprì una sorta di dibattito
sul perché di questo e di quello e mi accorsi di avere instaurato una sorta di sfida con quella ragazza,
una sfida piuttosto divertente, dove vince il più orgoglioso.
Mentre eravamo in comitiva un giorno mi si avvicina dicendomi che ero l’unico tra i ragazzi che le offriva degli spunti di riflessione, ma ero troppo stronzo per diventare un suo amico, così prima di
andarsene mi stampò un bacio sulle labbra cercando di provocarmi, presi la palla al balzo e le chiesi
di andare a fare un giro. La portai in campagna da me e lei non mi chiese neanche dove stessimo andando, era un ragazza piuttosto perspicace e penso che abbia intuito al volo che la stavo portando in un luogo appartato ed il fatto che non batté ciglio mi inorgogliva. Ci siamo fatti un bagno in piscina, ma dopo pochi minuti io uscii dall’acqua con la scusa della sete per vedere se lei mi avrebbe seguito, andai a bere non accorgendomi che lei era dietro di me, e mentre bevevo mi sfiorò con la lingua le labbra in modo talmente sensuale che a malapena riuscii a controllarmi. Mi allontanai da lei fingendomi indignato, ma i miei giochi non attaccavano e lei riprese a sfiorarmi dolcemente le labbra con la lingua, a quel punto cominciammo a baciarci ed in un turbine di lussuria ci trovammo nudi sopra il letto del secondo piano.
Sinceramente non ricordo come fossimo arrivati fin lì, ricordo solo il sinuoso ed intrigante muoversi
della sua lingua a sfiorare la mia, ed il leggero ma incisivo tocco delle sue affusolate mani che
serpeggiavano con grazia sotto il mio costume, voleva intigarmi e ci riuscì pienamente ed io mi
abbandonai dolcemente e lussuriosamente a quella che sarebbe stata la più gradevole sconfitta della mia vita. Lei capì immediatamente della mia verginità, era palese il trasparire della paura dai miei occhi, quella paura che ci prende non appena stiamo per intraprendere un cammino che non sappiamo dove ci porterà ma siamo coscienti del fatto che non potremo mai più tornare indietro, mi sussurrò:
“stai tranquillo, stai per prendere il volo” così dolcemente che le sue parole mi strinsero il cuore.
Fu bellissimo, intrigante, proibito, sensuale, dolce ed armonioso, qualcosa che ti lasciava un senso
di pienezza e di appagamento. Andò avanti così per almeno una settimana finché un giorno, mentre
eravamo a letto tra il caldo di un sole fulgido ed i nostri affanni mi disse: “domani parto...!”
io tanto sconvolto quanto incredulo cercai una spiegazione a ciò che lei aveva detto, a ciò che lei stava per fare, ma lei con una tranquillità che mi innervosiva continuava a ripetermi che non era colpa sua, ma i suoi si dovevano trasferire per motivi di lavoro.
Così passammo dalla comitiva, lei voleva salutare tutti gli amici che aveva conosciuto in quel periodo,
finché non la vidi baciare sulla bocca Massimo, il mio amico, con una naturalezza ed una disinvoltura
che non riuscii ad emettere neanche un suono dalla bocca, lo stomaco mi si stringeva talmente forte
che mi faceva un male insopportabile, sudavo ed il cuore mi batteva in modo pressoché irregolare,
non vedevo Massimo ed i miei amici da almeno una settimana. Dopo essersi scambiati l’ultimo bacio
io accompagnai Laura a casa su sua richiesta per andare ad ordinare le ultime cose, e mentre salivamo con l’ascensore lei mi disse con una disinvoltura che mi fece rabbrividire:
“io e Massimo stiamo insieme non te l’avevo detto?”
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Salve, non so se la mia esperienza rientra tra i "canoni" delle altre che ho letto qui, ma voglio scriverla lo stesso perchè è la "Mia" storia, sperando che venga pubblicata e che in qualche modo possa essere utile ad altri.
Sono una donna di 35 anni e da sempre ho vissuto un rapporto conflittuale e di antagonismo con mia madre, litigavamo moltissimo tanto che a 18 anni decisi di andare via di casa, mi trasferii anche in un altra città, lavoravo di sera e la mattina andavo a scuola, con mia madre ci sentivamo al telefono stando attenta che le stesse non superassero più di qualche minuto altrimenti litigavamo.
Finii gli studi e iniziai a svolgere il mio lavoro abbastanza presto, il mio reddito aumentò ed andai a vivere da sola in un bilocale, i rapporti con mia madre invece non cambiarono e ci vedevamo solamente per le feste comandate.
Tre anni fa durante una rimpatriata in famiglia seppi che mia madre era stata dal medico per un controllo di routine ( cosa che non faceva da anni ), e le era stato diagnosticato un cancro!
Il medico le disse che ormai era in metastasi e con le cure del caso avrebbe, sarebbe, ma che comunque....
La convinsi a trasferirsi da me nella città in cui vivevo da anni e dove vi si trovavano delle strutture di ultima concezione.
Mia madre è morta da 11 mesi, ma posso garantirvi che da quando si trasferii da me a quando mi lasciò per sempre, iniziai a conoscerla VERAMENTE, Profondamente, Intimamente, colmando quel baratro che ci aveva divise per tanti anni diventando non solo madre e figlia, ma amiche, sorelle.
Sulla sua tomba vi sono sempre dei gigli bianchi, che lei amava tantissimo; Ho deciso di tatuarmi sul petto un giglio bianco con il suo nome scritto sui petali, perchè è nel mio cuore!
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Eravamo seduti al bar, era pomeriggio inoltrato. La piazza era quasi deserta, per il caldo. Si udiva
soltanto il chiocchiolio della fontana. Amavo i momenti di quiete e cercavo di assaporarlo al massimo.
Cominciavo ad assopirmi, quando Leonardo, l'amico che sedeva a fianco mi dette una leggera gomitata.
Ehi! Guarda quelle due ragazze...non le ho mai viste...devono essere villeggianti,,,- Aprii un occhio e vidi, sedute su un parapetto di pietra, delle persone. Non ero interessato ed inoltre erano di schiena. Mi rivolsi all'amico, - E allora?
- Scommetto che non hai il coraggio di attaccare discorso...- Mi sistemai meglio sulla sedia. Quell'estate, a differenza delle precedenti, non ero stato rimandato a settembre, forse perché, ero ripetente. l'amico che avevo di fianco quel giorno al bar, mi provocava spesso a rompere il ghiaccio con ragazze sconosciute, nel tentativo di vedermi respinto. Rimaneva puntualmente deluso, perché io, in un modo o nell'altro, riuscivo a parlare con le interessate, forse proprio perché mi erano indifferenti e non avevo il timore di non essere loro gradito. - Ma perché proprio quelle ? - chiesi con voce assonnata – e perché proprio adesso? Non ne ho voglia e poi ho sonno. Lascia perdere... - L'ho sapevo! L'ho sapevo – esclamò trionfante – ho vinto! - Gli lanciai uno sguardo di fuoco. Era impossibile da reggere,certe volte... Mi
alzai e mi avvicinai al gruppetto. Erano in tre; due ragazze e un ragazzino, più piccolo. Mi colpì una
delle due: era alta, slanciata, con i capelli,sulle spalle, neri. Il viso ovale e gli occhi scuri. Fisicamente era più sviluppata dell'altra ma sembrava più timida. Mi guardarono mentre mi avvicinavo e si ammutolirono.
Io sorrisi – Salve, voi non siete del paese vero? - Mi rispose la più piccola – Io sono nata a Santa Croce
ma sto a Modena, , lei invece viene da Bologna... - Cosa fate di bello ? - Niente … - rispose sempre la
più piccola. - Vi piacerebbe vedere l'orma del bue? - Che cos'è? – chiese curiosa la stessa – E' una cosa
molto strana, che si trova a poca distanza da qui. Due sassi spaccati con delle orme di bue scavate nella roccia...alcuni dicono che sia invece opera del diavolo, e poi sembra ci sia nascosto un tesoro... - Il
ragazzino, che fino ad allora era stato indifferente si risvegliò di colpo e mi fissò – Un tesoro hai detto?
Non ci credo... - Lo guardai : non mi era simpatico ma cercai di non farlo capire. Mai inimicarsi i fratelli più piccoli, ammesso che lo fosse.... - Non lo so se c'è o meno, però vi posso dire che tutti ne parlano...io ci andrei a dare un'occhiata...non si sa mai...- Ma tu conosci la strada? - mi chiese la ragazzina – è pericoloso ? - Nessun pericolo – risposi sicuro – ci vado spesso, eppoi ho un amico che è del paese e conosce benissimo i sentieri. - Guardai il sole; era ancora alto. - Cosa ne dite? Andiamo? - Fu il ragazzino a prendere l'iniziativa. - Vado a chiederlo alla mamma – e corse via. Ritornò con una signora che mi guardò seria. - Dov'è questo posto? E' lontano? E' pericoloso? - Le detti un'occhiata e rabbrividii : era la classica madre impicciona e timorosa di ogni cosa... Andavamo bene! - No signora, - dissi in modo educato – non c'è nessun pericolo, glielo posso garantire... - Ma io ti conosco – continuò – sei quello che fa quel gioco al caffè... - Rimasi meravigliato: ero dunque diventato una piccola celebrità! Mi rammentai
di averla vista, alcune volte, seduta al tavolo affianco seguire quello che dicevo con interesse. - Si
signora...sono proprio io...ma quello è uno scherzo...è un gioco per passare il tempo...se vuole lo posso fare anche a lei.... - Scosse decisamente la testa. - Per l'amor del cielo! Sono tutte stupidaggini quelle! Io non ci credo a quelle cose... - Intuii che non diceva affatto la verità ma feci finta di niente e stetti zitto.
Mi raccomando – disse poi , rivolta alla ragazza più grande, che non aveva ancora aperto bocca – state
attenti , e tornate presto. E tu sei responsabile! - finì, minacciandomi col dito. Assunsi un'aria da bravo ragazzo – Stia tranquilla signora, sono un ragazzo come si deve... - Tornai dall amico , che aveva seguito la scena senza muoversi e lo sollecitai: - Hai visto? Andiamo, vieni . Quale scegli? - Mi guardò sbalordito. - Cosa vuoi dire? - Gli detti una manata sulla spalla sorridendo : - Cosa credi che non abbia visto l'altro giorno quando è passata quella piccolina, che ci sbavavi dietro? Vieni, è la tua occasione, andiamo, non fare storie - L'amico, rosso in viso, per l'emozione mi seguì docilmente. Ci mettemmo in cammino, il ragazzino davanti, le due ragazze dietro e noi due dietro a loro . Io avevo rallentato e mi trovavo in coda al gruppetto. La più grande aveva raggiunto il ragazzino, che era suo fratello, poi venivano i due colombi, ed infine io. Ebbi agio di guardare la sorella di quell'impiastro di ragazzino. Era
alta, con due gambe lunghe e sebbene portasse i pantaloni, sembravano ben fatte. Il viso , le poche volte che si era voltata, era bello ma apatico. Sembrava non curarsi di quanto le accadeva intorno , chiusa in un suo mondo interiore, o forse vuota di ogni interesse. Memore delle mie esperienze, cercavo di capire quale fosse il suo carattere ma non riuscivo a metterlo a fuoco. Mi accorsi però che non era portata per le camminate in montagna. Infatti, dopo avere superato la Madonna del Ponte , eravamo scesi al fiume e da lì avevamo attaccato l'erto sentiero che portava alla Orma del Bue. Mentre il fratello, eccitato dall'idea di raggiungere per primo la nostra meta, allungava il passo ad ogni tornante, lei andava progressivamente perdendo terreno. Fu superata dagli altri due, immersi in un fitto chiacchiericcio intervallato da risatine
femminili, e lentamente rallentò. Le fui accanto e la superai, senza guardarla poi, dopo un tornante mi
voltai. Arrancava faticosamente, senza una parola. Mi fermai e quando mi raggiunse le chiesi gentilmente se era stanca. Lei mi guardò con occhi inespressivi, poi sorrise, strano! - Non sono abituata a queste salite...- Mi fa specie – dissi di getto – con quelle gambe da cerbiatta... - Tacqui, temendo una sua brusca reazione. Lei rimase in silenzio, forse sorpresa dalle mie parole poi mi guardò e notai un piccolo sprazzo di luce nei suoi occhi. - Vuoi darmi la mano? - le chiesi cortesemente – vedrai... farai meno fatica. Conosco la strada e gli altri non hanno bisogno di noi. Andiamo del tuo passo e se sei stanca ci riposiamo
– Lei sembrò gradire la mia attenzione e mi porse la mano. Io la presi e provai un certo piacere al
contatto con la sua pelle. La guardai più attentamente e dovetti ammettere che era una bella ragazza.
Riprendemmo il cammino più lentamente, sempre in silenzio. - Non sei loquace come la tua amica – dissi
ad un tratto, fermandomi per riprendere fiato. - Vuoi sederti un poco? - Lei sedette su un sasso ed io mi misi ai suoi piedi. Il silenzio attorno era rotto solo dal muggito del torrente, attutito dalla distanza. - Sei sempre così silenziosa? - ripresi. - Sì – mi rispose – non ho niente da dire.... - Ti piace questo posto? - le chiesi indicando i dintorni. Lei guardò con gli occhi spenti – E' bello, ma non fa per me – Capii che c'era qualcosa in lei che la turbava e provai a scoprirlo - Mi sembri molto triste per la tua età – cominciai, immedesimandomi nello psicologo da bar – C'è qualcosa che ti tormenta? - Mi guardò per la prima volta con interesse e questo mi rallegrò - Perché dici questo? - Lo sai che mi chiamano lo psicologo del paese.... ho lo studio al bar ...ricevo dalle cinque alle sette....- Lei rise e fu come raggio di sole dopo un temporale. Il suo viso si illuminò per un attimo, poi riprese il suo aspetto di sempre. - Se ti fa piacere, potremmo fare quel gioco, un giorno. Mi piacerebbe conoscerti meglio... - E perché? - lei mi chiese inquieta. - Perché forse potrei aiutarti.... - Non ti sembra di esagerare? - Forse ..., però io credo che tu sia un po' oppressa da tua madre... - Mi guardò come le avessi fatto violenza. - Mia madre mi vuole bene!
esclamò seccamente. Lasciai trascorrere alcuni minuti in silenzio. Lei rimaneva seduta, imbronciata in viso, combattuta se restare o alzarsi ed andarsene. - Non volevo offendere nessuno – cominciai con voce calma – scusami, se ti ho dato questa impressione...ho soltanto espresso una mia supposizione.... - Poi mentii – Vi sto osservando da qualche giorno e mi sono convinto che tua madre privilegi tuo fratello. Lo lascia fare, tollera ogni suo capriccio, anche quando dovrebbe essere corretto. Con te invece è più severa, ti riprende per una sciocchezza,,,dimmi...non è forse così? - L'avevo sparata grossa ma ormai era tardi ....
Aspettai un poco, poi mi voltai verso di lei. Era sempre seduta, con il viso appoggiato alle mani e lo
sguardo perso nel vuoto.; il volto leggermente arrossato e gli occhi lucidi. Rimasi colpito da
quell'espressione e mi parve bellissima: una creatura fragile che aveva bisogno di aiuto. Le presi le mani e le strinsi, poi vi appoggiai le labbra. Era un momento magico ma durò un attimo.
Sentimmo scendere lungo lo stretto sentiero. Erano gli altri due che ci venivano a cercare. - Perché vi
siete fermati?- Fui io a rispondere - Lei era stanca e ci siamo riposati un poco. Allora siete arrivati
all'orma del bue? - I due si guardarono in viso imbarazzati ed io capii che una meta l'avevano raggiunta ma non era quella designata. Guardai l'orologio. - E' meglio che rientriamo non vorrei che ci venissero a cercare con i carabinieri... - Prendemmo la strada del ritorno, e questa volta, con la scusa di non scivolare, tenni la mano della ragazza più grande nella mia. Ogni tanto la osservavo ed una volta che i nostri sguardi si incrociarono mi gratificò di un pallido sorriso. Giungemmo in paese per tempo e quando
arrivammo davanti al bar, vidi seduta ad un tavolino la madre della ragazza .Lasciai la mano della
ragazza, poi mi avvicinai alla signora che ci guardava seria ed indagatrice. Allora siete stati a vedere questa famosa Orma del Bue? Valeva la pena? - Visto che nessuno rispondeva, intervenni – No signora, abbiamo incontrato un gregge di capre che pascolava nei dintorni e per evitare incidenti , dato che erano sotto la mia responsabilità, ho ritenuto opportuno ritornare indietro.... - Mentre gli altri mi guardavano a bocca aperta, sbalorditi della mia idea, la madre mi guardò benevolmente. - Hai fatto bene. Mi sembri un ragazzo a modo. Te la sentiresti di accompagnarci una mattina al lido? Io non sono pratica di queste zone e non mi fido ad andarci da sola. - Certo signora – risposi fingendo di essere orgoglioso di quanto aveva detto – quando vuole. - Siediti – mi disse – voglio conoscerti meglio - Mentre sedevo, per caso, mi cadde
l'occhio su una locandina che era affissa al muro Quella sera davano “La valle dell'Eden” con James
Dean. - Mi scusi signora – cominciai, appena seduto – io e il mio amico questa sera volevamo andare a
vedere un bel film che danno al cinema qui a Fanano. Posso chiederle se lascia venire sua figlia?
Naturalmente con la sua amica.... Tu ci vuoi andare? - chiese alla figlia. Lei guardò l'amica e poi accettò.
Per quanto riguarda mia figlia, mio caro, il fatto che la lasci venire al cinema non vuol dire che mi faccia
piacere che stia con un tipo come te. Ho idee ben precise sul suo futuro, ma non sono cose che ti
riguardano. Per lei io voglio il meglio.... - Non risposi ma me la legai al dito. Mi sedetti davanti al bar e aspettai che arrivassero gli altri. Il mio amico mi raggiunse tirato a lucido. Stava cominciando a
raccontarmi come era andata quando arrivarono le due ragazze, seguite dalla madre. Il ragazzino non
c'era. - Mi raccomando Giulia – disse naturalmente la madre – non fate tardi... - Passando fra i tavoli del bar, vidi, con la coda dell'occhio, che un conoscente, un ragazzo di una famiglia bene del paese ci guardava insistentemente. Non ci feci caso e una volta, passata la cantonata di Via Pedrocchi, presi la ragazza per mano, imitato dal mio amico. Evidentemente eravamo due coppie discrete perché la gente che incontravamo si voltava a guardarci. - Siamo al centro dell'attenzione del paese – mormorai a Giulia – non ti senti importante? - Lei mi guardò, un poco impacciata – Forse ci guardano perché conoscono te... - Non credo – dissi , felice di poterle fare un complimento – se stai attenta, tutti gli sguardi sono per te. Sei molto carina … - Grazie – mi rispose e mi strinse la mano. Una volta al cinema, Giulia fece per prendere fuori i soldi ma io la fermai. - Ti prego, due biglietti per favore... - Poi rivolto a lei – Tienili per il gelato - . Ci sedemmo e notai che molti conoscenti mi stavano osservando. – Domani, per il paese, saremo fidanzati ufficiali...spero che tua madre la prenda bene... - Cominciò il film ed io le misi un braccio sulla spalla. Lei chinò il capo verso di me in un gesto affettuoso.
Poi aprì la bocca, si accostò a me e sussurrò – Sto con te....
Il mattino, alle nove, c'era solo la madre di Giulia, seduta ad un tavolino, che sorbiva un caffè. Quando
mi vide mi fece cenno di avvicinarmi. Notai subito il viso tirato e l'espressione corrucciata: non
prometteva niente di buono. Vicino a lei, a qualche metro era seduto Leonardo che mi fece un cenno con la mano. Stavo per sedermi quando la madre di Giulia mi fermò con un gesto – Non è necessario che tu sieda, ragazzo, per quello che ti devo dire... - Rimasi in piedi, meravigliato. - Mia figlia mi ha detto tutto – esordì con uno sguardo di fuoco – l'hai aggredita col tuo solito modo, per farle dire cose che non pensa e per rispetto a lei che non ti denuncio ai carabinieri. Ed ora vattene e non farti più rivedere! E guai a te se tenti di avvicinare Giulia. L'hai fatta abbastanza soffrire! - Io ero rimasto a bocca aperta, mentre il mio
amico si stava alzando. La vista mi si annebbiò e guardai la donna con odio mentre l'ira saliva dentro di me. Alzai una mano in atto di rabbia e stavo per esplodere quando mi sentii afferrare il braccio. Mi voltai come una furia: avevo davanti il mio amico. - Vieni via! - mi ordinò secco – Vieni via subito! - Tentai di divincolarmi ma lui era più forte di me. - Vieni via – continuò – non vorrai metterti nei guai! Ti stanno guardando tutti! Andiamo! Pensa a tua madre! - L'ultima frase mi convinse. Non volevo darle un dispiacere simile. Mi lasciai trascinare come un animale, privo di ogni volontà. La gente si voltava a guardarci e mormorava. Arrivammo davanti a casa mia . - Siediti – mi disse l'amico – ascolta. Dammi retta – mi disse Leonardo – non lasciarti abbattere..poi non sappiamo cosa ci riserva il futuro...può darsi che tutto questo sia stato per il tuo bene...pensa che razza di suocera ti sarebbe capitata! - Sorrisi di nuovo. - Forse hai ragione Leonardo, forse hai ragione.
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